It’s beginning to look a lot like tragedy
(bisogna leggere questo titolo canticchiando rigorosamente Bublé)
Ed eccoci di nuovo qui. È fine novembre. Le strade si riempiono di ghirlande, lucine e profumo di castagne, le vetrine di pacchetti e carte da regalo inutilmente esose e costose, considerando che verranno strappate e cestinate al minuto 0, mentre i nostri cuori si appesantiscono.
Si, amici Grinch, sto parlando con voi.
Perché se per alcuni sta iniziando il periodo più bello, magico e wow dell’anno, per altri invece comincia l’incubo.
Ah, linko qui Bublé così mi salvo dall’ira dei non Grinch. Perché eccoci qua, l’abbiamo linkato, apposto, adesso possiamo continuare.
Pare che da adesso fino a circa il 7 gennaio uno debba essere allegro per forza (la data è scelta non a caso by the way – persino per gli amanti del natale ormai il 7 gennaio appare ridicolo cantare Mariah Carey). E quindi, cari Grinch, sappiate che il diritto di essere tristi, scazzati, furibondi, vi è ormai negato. Qui bisogna invece sorridere, fare i regalini, accettare i calzini orrendi con entusiasmo, mangiare come degli animali fingendo che wow, non aspettavamo altro, ma soprattutto, soprattutto bisogna ringraziare. Ringraziare sempre, ormai non si capisce nemmeno più perché. Ma andiamo con ordine. E per ordine intendo un elenco prioritario di gravità.
I regali.
Ovvero la morte.
I dannati regali. Il trauma di ogni anno per noi Grinch. E non scherzo.
Il mondo degli apatici per il natale sa.
Ogni anno è una tragedia vera che Titanic ci fa veramente un baffo. Perché a noi non piace fare i regali a comando. Badate bene, non siamo persone che non fanno regali o che non sanno farli, semplicemente non sappiamo farli prestabiliti per un’occasione in cui in fondo manco crediamo. E dunque se durante l’anno magari passeggiamo in centro, leggiamo un libro, guardiamo un film e BOOM, ci arriva l’ispirazione per un regalino perfetto proprio per quella persona lì, ecco che da fine novembre a circa il 25 dicembre la nostra mente si svuota. Completa. Cioè una roba inquietante che veramente una sala di un museo vuota e abbandonata a confronto è la casa di babbo natale.
Niente oh. Sei là con la tua tazza di tisana, fuori la pioggia (o comunque al buio coi suoni della pioggia). Hai creato il microclima perfetto e aspetti che l’idea perfetta arrivi e sfondi la tua mente come un treno dei fratelli Lumière. E invece niente. Resti là, patetica, sempre più incazzata chiedendoti chi abbia inventato questa tradizione del cavolo in cui il 25 dicembre bisogna farsi dei regali per via di non si sa che cosa. E tanto alla fine i tuoi saranno sempre quelli più cessi di tutti, e lo sai, ne sei consapevole con ogni fibra del tuo essere.
Ma, come ogni buon Grinch che si rispetti, oltre ai problemi vi offro anche soluzioni (si, la sua era stata rubare il natale, che in verità mi pare una soluzione di tutto rispetto).
E la soluzione qui è una e una soltanto. Avete presente quando siete sul tram e guardando il vecchietto con la mascherina abbassata sotto al naso in periodo pandemico vi sale la carogna e pensate “ma mannaggia alla miseria, gli comprerei un biglietto sola andata per le Hawaii”. Il regalo perfetto insomma non arriva nella mente a comando.
E, udite udite, non so perché non ci avevo pensato prima, vi giuro, ma la soluzione è segnarsele quando arrivano, le idee. Io ho iniziato a farlo, in una bacheca Trello folle, in cui butto di tutto quando nel corso dei mesi mi viene in mente una cosa carina per una determinata persona. Ma potete usare un’altra app, un quadernino, una lavagnetta sul frigorifero, un giornale in bagno se è lì che l’ispirazione vi colpisce. E, non per fare le marchette, ma insomma, pure, noi di Turinoise abbiamo un calendario dell’avvento online che consiglia regalini e idee che per noi Grinch veramente è la manna dal cielo. Insomma, vale tutto no?
Sorridere.
Sorridere e ringraziare. Come una macchina perfetta.
Ah, ragazzi, per questo problema qua la soluzione la vedo dura ma addentriamoci a spiegare perché noi Grinch odiamo questo periodo, vi va?
Sorridere. Sorridere sempre. Perché in fondo “è natale, no?” (questo, vi ripeto, vale da un punto imprecisato di novembre fino al 7 gennaio). Il bus GTT su cui sei prende fuoco e ti molla in mezzo alla strada nel nulla con 40 minuti a piedi fino a casa? Sorridi, è natale. Prendi una storta al ginocchio per la quale zoppicherai per i futuri 3 mesi per ammazzarti sul lavoro? Ma dai, è natale, sorridi. Il vicino di casa ti tiene sveglia fino alle 3 di notte a urlare e tu devi alzarti alle 7.10? Beh…è natale però. E si sa, a Natale siamo tutti più buoni (ma sarà proprio vero?). Tuo nonno molla tua nonna per la sua badante, lascia i suoi averi ad un nipote che nemmeno conosce, mentre i tuoi genitori litigano per chi avrà la meglio sulle scelte della tua vita? Beh…………….ma è natale, no? Sorridi.
Sorridere sempre. Insomma uno non può alzarsi incazzato.
Non ci sono le giornate no. NON sono previste. Se nel corso dell’anno sono anzi contemplate, in questo periodo (un periodo, fatemelo dire, troppo lungo) tu non puoi essere di nessun umore. Devi essere una tela bianca sorridente, tipo una marionetta di quelle nei film horror no? Senza espressioni se non un leggero sorriso prima di dire “Hasta la vista baby” e fare fuori delle lucine di natale come un Terminator del natale.
Perché peggio del pensiero condiviso che a natale bisogna essere tutti sempre felici e allegri c’è solo un’altra cosa. Chi te lo dice. E lo so, lo so che voi Grinch in quel momento morite dentro. Soffrite. Io sento la vostra sofferenza. La sento, la faccio mia, la conosco molto bene. E sono qui per dirvi che no, a questo non c’è una vera soluzione se non emigrare in un posto del mondo in cui il natale non esiste (ma ci pensate, che figata? Mi metto a cercarli ora perché sia mai che se uno mai avesse dei soldi e un lavoro decente nella nostra generazione magari possiamo anche prenderceli sti due mesi di terapia). Ma se, come me, siete dei poveracci e non potete permettervi di sparire dal mondo per due mesi, l’unica vera soluzione è fingere. Ahimè. Fingete. Non sono una fan del fingere ma vi assicuro che sarà meglio per tutti, soprattutto per voi.
Lo so, lo so, sembrerete tipo Chucky con un sorriso angosciante sul volto e non farete fesso nessuno, ma perlomeno non potranno dirvi nulla, perché state sorridendo, no??
I parenti
ovvero la prima causa di morte nel mondo
Ossignore. Non sono pronta per questo pezzo dell’articolo.
C’è poco da dire. Qui il termine “subire” raggiunge apici e vette di significato mai sfiorate nel corso dell’anno. Qui questa parola assume dei sottotesti che pullulano di cringe, disagio e anche di una dose che pizzica di nostalgia. Cosa devo dirvi, io, sui parenti? Chi mi conosce sa che non sono la persona adatta nemmeno a parlarvi del natale nella mega famiglia con le tavolate piene di “risate” (questo dicono tutti di fare a natale, no?).
Che poi la zia sputi nella lasagna, il nonno ti guardi male perché non sei fidanzata e non hai ancora figliato passati i 30 anni per tutta la cena e tua madre ti regali occhiate da Sith Lord che sta per far finire il tuo destino se osi pronunciare una sola parola, sono altre storie.
Ma si mangia, si beve, e fingiamo tutti di essere felici mentre ci rimpinziamo di insalate di pesce, carne arrosto, tortellini, lasagne, panettoni, dolci fatti in casa (tutto ovviamente e rigorosamente in un’unica serata). E qui la soluzione è vecchia come il mondo, ma siete avvisati, a volte funziona a volte no. A volte è persino reale. Il mal di stomaco. Con tutto il cibo che vi siete scofanati, ops. Non vi sentite troppo bene. E passerete il resto della nottata nel bagno (magari a cercare di buttare giù idee regalo per il prossimo natale).
Perché dico che a volte funziona e a volte no? Perché in una stessa famiglia più persone potrebbero avere la vostra malaugurata idea (o addirittura potrebbero esserci emergenze vere post liquore annacquato di pandori di varia natura e dimensioni). Il bagno dunque potrebbe servire non solo a voi, costringendovi a tornare in società. Non escludiamo poi anche la fase “madre che viene a prendervi dalle orecchie costringendovi a rimanere in salotto con una borsa d’acqua calda sulla pancia e una biochetasi nelle vene ma almeno stai con tutti noi”.
E potrei continuare. E forse lo vorreste. Potrei anche parlare delle piccole gioie del periodo natalizio (perché, si, cari Grinch, io lo so che ne avete di piccole gioie anche se non volete dirlo a voce alta. Lo so perché sono una piccola Grinch pure io). Potrei parlare dei cioccolatini appesi all’albero che vengono divorati il minuto dopo, delle partite a carte con le sorelle ai giochi provocativi e un po’ offensivi che riempiono davvero la casa di risate, dei film horror guardati in seconda serata con tua madre perché così ci va, di tuo padre che finge di cucinare ogni giorno arrosticini perché sa che vi fa ridere, in fondo anche dei parenti che tutto sommato sono lì si per l’occasione ma anche per sapere se davvero hai figliato e dunque a loro modo danno attenzioni no?
Potrei parlare del camino che crepita mentre fuori fa freddo (anche quello di Netflix va bene, perché cos’è il natale se non un’enorme e gigantesca finzione?), della sensazione quando ricevi un regalo (anche uno demmerda) che però significa che qualcuno ha passato il tuo stesso calvario pur di farti scartare qualcosa, del tuo vicino in bus che sta sorridendo del vecchietto con la mascherina abbassata, del suono dello spumante stappato.
Parliamo delle passeggiate in città, mentre è tutta illuminata di luci e l’aria si riempie di profumi di zucchero filato e sporco (uno dei miei odori preferiti). Oppure del fatto che il 24 e il 25 dicembre fuori non c’è anima viva (e qui è dove si fanno le migliori passeggiate, cari i miei Grinch). Dell’odore del cioccolato, del sapore che ha un regalo inaspettato (poco prima che vi rendiate conto che voi a quella persona non avete regalato niente e dunque parta il disagio).
Insomma, forse noi Grinch siamo solo bambini che vogliono un altro tipo di natale. Badate bene, che non avremo mai. O forse ho aggiunto questo pezzo finale a mio modo smielato solo perché così posso fare finta che no, non le penso davvero ‘ste cose ed ero solo ironica. Ma questo non lo saprete mai.
E tutto sommato, ci può pure stare.
Ah. Dimenticavo.
“Buon natale, maledetto animale. E felice anno nuovo.”
Testo di Incoronata Galietti
Immagini CCO Public Domain, grafiche Canva
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