Goustò in 3 parole:
sabaudo, contemporaneo, in galleria

Goustò ti stupisce coi sapori di una volta

I sapori sabaudi sotto la Galleria Umberto I

Goustò – Emporium Restaurant: significa che la selezione delle materie prime parte anzitutto dal produttore. Questo ristorante, che è anche un negozio e conta, in menù come sugli scaffali, numerosi presidi Slow Food, è una celebrazione della cucina piemontese (con qualche influenza ligure, sarda e valdostana) nella sua tradizione, ma anche nella sua innovazione.

Il ristorante piemontese dove tipico non è antico

Tra sushi-bar e piole vecchio stampo si distingue per autenticità e originalità, rielaborando ricette a volte più antiche di quelle ormai note e aggiungendo un tocco di avanguardia che a noi piace sempre.

 

 

Goustò come ristorante

La carta cambia ogni due o tre settimane: motivo per tornare spesso a provare cosa si è inventata la cucina ogni volta. La panna cotta al caramello salato è una libidine difficile da descrivere e che ha stregato anche chi di noi detesta i dolci al cucchiaio: provare per credere. Tanto la troverete di sicuro incolume a tutti i cambi stagionali, perché i clienti  fissi, altrimenti, minacciano rivoluzioni!

Goustò come emporio

Il negozio merita un’occhiata e, nota non da trascurare, è aperto finchè è aperto il ristorante (e cioè a mezzanotte): perfetto per una spesa gourmet improvvisata o per un regalo di cortesia in caso si sia ospiti, tra bottiglie dall’etichetta pregiata, biscottini da capogiro e prodotti da tavola di ogni sorta.

 

Facciamo anche lo schemino:

PERFETTO PER

  1. chi vuole cenare in intimità
  2. un giro a porta palazzo con tappa gourmet
  3. una cena in galleria sotto la splendida Umberto I
  4. provare la cucina piemontese senza scadere in ovvietà
  5. prenotare l’intero locale per cene in 30 con menù concordato

RICORDEREMO

  1. la panna cotta al caramello salato
  2. lo stile minimal e contemporaneo fatto di alti muri bianchi, sedie nere e tavoli squadrati
  3. la gentilezza solare del cameriere
  4. la carta vini interessante e la ricerca delle materie prime

 

Domande/Risposte

A volte il modo migliore per spiegare la storia e il concept dietro a un brand è partire dal nome. Da dove viene “Goustò“?

Si tratta di un gioco di parole tra “gusto” e “TO” e di un occhiolino a chi ha visto Ratatouille e ricorda la scena in cui il critico gastronomico assaggia un piatto che gli ricorda l’infanzia e si commuove.

La zona è quella di Porta Palazzo e si trova proprio al confine tra il centro che più centro non si può e il multietnico Aurora.
Il Quadrilatero finisce proprio lì e a due passi due ci sono il Duomo, le Porte Palatine e Piazza Castello, ma anche il mercato più grande d’Europa, il Gran Balon e Borgo Dora.

La galleria sotto la quale si mangia quando il locale mette fuori il dehors è la Umberto I, quasi gemella di quella Subalpina, che con la sua architettura ricorda Parigi o Bruxelles e ha una Luce d’Artista perenne sul soffitto.

In termini di porzioni, non si lesina: non uscirete affamati. Ma potete farcela a mangiare un paio di piatti, bere un buon vino o magari concedervi un dolce. Spenderete una trentina di euro a testa.

La carta dei vini non ha niente di “basic”: anche le bottiglie più economiche, che partono intorno ai 12 euro, sono ben scelte. Se però siete appassionati troverete di che stuzzicarvi, dai grandi classici come il Barolo alle scoperte meno ovvie come la Nascetta, il Pelaverga o l’Avanà.

 

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Autore: Anna Catellani
Photo Credits: Goustò
Aggiornato al: 14 febbraio 2020

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