novembre, 2021

mar02nov All Daysab19febLothar BaumgartenGalleria Franco Noero, Via Mottalciata 10/B

Quando

Novembre 2 (Martedì) - Febbraio 19 (Sabato)

Dove

Galleria Franco Noero

Via Mottalciata 10/B

Dettagli

Lothar Baumgarten – Galleria Franco Noero a Torino

02 novembre 2021 — 19 febbraio 2022

La Galleria Franco Noero è felice di presentare a Torino la seconda mostra personale di Lothar Baumgarten (1944–2018).

Si tratta di un progetto ideato dall’artista già prima della sua prematura scomparsa, una scelta di opere che coprono l’intero arco e le varie fasi della sua carriera in modo da rivelare la continuità del suo pensiero rispetto alle istanze visive e concettuali che lo hanno interessato per tutta la vita.

Lothar Baumgarten - Galleria Franco Noero a Torino

I suggerimenti e le intuizioni del primo periodo del suo percorso artistico prendono corpo e si esplicitano mescolandosi alla sua esperienza personale, con il desiderio di confronto con una realtà lontana da noi nel tempo e nello spazio che si concretizza nel periodo in cui vive con la popolazione degli Yãnomãmi nella parte alta e più remota dell’Orinoco, al confine tra Brasile e Venezuela, nella seconda metà degli anni ’70.

Tre importanti sculture dominano i volumi degli spazi concatenati che compongono la Galleria: Caimán, Nariz Blanca (1989-2010), [Arché]_(Ark) (1969-2016), e Ascheregen (2017), alle pareti invece una scelta puntuale di opere fotografiche e dipinti murali sono in relazione empatica e atemporale con le opere scultoree.
L’intero lavoro di Baumgarten agisce a diversi livelli e si esprime con mezzi disparati, generandosi dal modo con il quale l’artista ha inizialmente cominciato ad osservare e misurarsi con il mondo che ci circonda, con la natura e lo spazio e i cambiamenti che in essa si operavano man mano, cioè tramite la lente della macchina fotografica, e anche tramite l’obiettivo della macchina da presa, dando corpo ad immagini che sono sia la registrazione della realtà circostante e dei colori che essa assume -includendo in questo anche il bianco e nero e la gamma di grigi della realtà restituita dalla foto- sia quella immaginata dall’artista con allusioni che hanno un sapore esotico e che rimandano ad un altrove. Il mondo che ci circonda e che Baumgarten osserva è anche quello degli umani e degli animali, tramite l’evocazione di un universo selvaggio e primitivo, agli albori del mito, in una commistione che unisce lo spirito dell’esploratore a quello dell’antropologo e dell’etnologo, la lingua e i caratteri alfabetici che la esprimono e che rappresentano la nostra conoscenza che si contrappongono e sovrappongono ad uno spirito primordiale che si trova al suo opposto perché quella lingua non la conosce. Si attua spesso un processo che è simile a quello della ricerca etimologica, partendo dalla parola fino a scavarne la sua origine.

I River Pieces realizzati a parete sono testimonianza dei livelli di sovrapposizione: le parole dipinte a muro evocano terre lontane, fanno immaginare dei luoghi distanti anche per via dell’impasto sonoro delle parole una volta pronunciate: sono nomi di fiumi difficilmente rintracciabili sulle mappe comuni, tanto quanto le popolazioni che li abitano il cui nome a volte coincide con essi, lettere del nostro alfabeto con la forma dei nostri caratteri di stampa colorate dai toni del piumaggio degli uccelli che volano in quegli stessi luoghi, il cui nome scientifico espresso in latino da il titolo all’opera.
Le lunghe piume colorate di rosso e di blu della coda del pappagallo Ara Macao ricoprono il tetto della struttura archetipica di una grande casa, o simbolicamente un’arca, dall’ossatura di legno, la quale poggia su dei rami che alludono alle onde di un fiume la cui massa liquida e opaca si condensa in due lastre di ceramica nera vagamente iridescente adagiate a terra: si tratta di [Arché]_(Ark), un’opera concepita alla fine degli anni ’60 quando Baumgarten già accarezzava il sogno di un viaggio al di là dell’Oceano presso i nativi dell’Amazzonia e terminata poi nel 2016, ad anni di distanza dal tempo passato con gli Yãnomãmi.

I suoni registrati nella foresta insieme alle voci degli Yãnomãmi si fanno sorprendentemente vicini e risuonano all’interno della SAAB 900 che l’artista ha usato per un lungo periodo della sua vita. L’opera domina lo spazio centrale della Galleria, in dialogo con un River Piece i cui toni del verde e del nero riprendono quelli della foglia di banano adagiata all’interno di un’auto Volkswagen, in una fotografia appesa sulla parete adiacente che si chiama VW do Brasil, in cui convivono nuovamente lo spirito di una natura esuberante e lussureggiante e l’eleganza precisa della meccanica e dei materiali dell’automobile, diametralmente opposta.

Hei.

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